Tempo e velocità: la scherma futurista

|

image_pdfSalva in PDFimage_printStampa

Tra le avanguardie artistiche europee che furono maggiormente affascinate dalle innovative tesi di Bergson sul concetto di  tempo, uno spazio rilevante è certamente occupato dal futurismo. Corrente artistica che si colloca negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, si caratterizza per il desiderio di rottura con il passato e per un nuovo modo di intendere l'arte.

didascalia: Alessandro Bruschetti "A fondo", 1933, olio su tavola, 150x107 cm

Il dinamismo e la velocità della società moderna ne sono i temi preponderanti. Nella tradizione classica, contro la quale si pone dichiaratamente il futurismo, il concetto di bellezza era legato alla forma dell'armonia e dell'equilibrio; per i futuristi, invece, alla base del bello troviamo la velocità naturalmente pura, essenza della sintesi intuitiva di tutte le forze in movimento con tutta la loro dinamicità. Mentre la contemporanea  corrente Cubista elaborava il concetto di un tempo lento, ponderato e mediato dall'osservazione, il futurismo propone invece il culto del tempo veloce, in un dinamismo che tutto agita nella deformazione dell’immagine e delle cose, elevando la velocità a parametro estetico della modernità. Parafrasando il caposcuola futurista Filippo Tommaso Marinetti, velocità, volontà, ordine, disciplina, metodo, ottimismo aggressivo come risultato del culto dello sport...passione per il successo, istinto del record, felice precisione degli ingranaggi e dei pensieri rappresentano la concorrenza di energie convergenti in una sola traiettoria vittoriosa.  La scherma, perfetta geometria dei movimenti, non poteva che essere un tema privilegiato del futurismo.

Quest'olio su tavola del perugino Sandro Bruschetti, intitolato "A fondo", permette di cogliere le sensazioni di velocità, di dinamismo e di simultaneità proprie del duello d'armi. Per l'artista, la cifra stilistica è la cattura della forma unitaria del corpo in movimento e dello spazio in cui questo si muove, il gesto nel suo infinito succedersi; l'azione stessa intuita nelle sue trasformazioni intrinseche. Bruschetti rappresenta così l'azione schermistica in tutta la sua incessante dinamicità, traducendola nelle linee-forza che la caratterizzano; il convergere su linee opposte dei ferri che si incrociano in seconda, il movimento circolare della parata, la vibrazione al contatto delle lame, il deformarsi dei corpi nello sforzo ultimo del toccare. Velocità espressa in linee rette e concentriche, queste il simbolo della scia lasciata dal ferro mosso a gran velocità, che trova un punto di fuga prospettica proprio là dove le spade si toccano. L'istantanea dell'attacco lanciato e compiuto e dell'ultima, estrema, difesa: la percezione del tempo, un elemento puramente soggettivo.

di Alberto Bernacchi