Il maestro, un lungo lavoro sempre in corso (articolo per Passione Stoccata, feb. 2008)

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Lo spunto di riflessione che vorrei proporre con questo articolo riguarda l’evoluzione interna di ciascun maestro. Da dove si inizia questa professione? Le motivazioni che spingono a diventare maestri di Scherma possono essere molteplici ed è impossibile darne un compendio completo, così come è forse impossibile individuare uno standard formativo assoluto, oltre all’insegnamento ed all’aggiornamento impartiti dalle strutture preposte, dandosi validi maestri anche con esperienze molto diverse, benché tutti accomunati dalla conoscenza della scherma. E’ però forse possibile individuare e generalizzare alcuni stadi di maturazione che accompagnano la crescita tecnica e personale di un Maestro? Sarebbe interessante intervistare in proposito un campione di maestri di diversa età. Vi è una fase iniziale, di durata variabile in ciascuno, nella quale il maestro è rivolto a se stesso, proiettato nella scoperta del “potere” creativo che esercita sull’allievo. L’arte della scherma è cosa complessa da insegnare, dunque il maestro attraversa inizialmente un periodo nel quale prende confidenza con il principio che potremmo definire di “azione­reazione” rispetto al proprio modo di condurre l’insegnamento, in relazione a come l’allievo lo percepisce. E’ in questa fase che definiremmo “narcisistica” che il maestro, ancora principalmente proiettato e rivolto solo a se stesso, elabora per tentativi ed errori un proprio “atteggiamento”, la propria modalità comunicativa ed quel modo del tutto peculiare per ciascun maestro di esprimere una propria personalità creativa. Attraverso la sperimentazione con un campione di diversi allievi che il caso gli presenta e che necessariamente reagiscono ciascuno in modo diverso all’insegnamento, il maestro impara a percepire se stesso in relazione all’allievo e prende sempre più coscienza di sé. Questa fase si vive, secondo alcuni, quando agli inizi di carriera ci si trova a dar lezione in qualità di istruttore, specialmente come supporto al lavoro di un maestro già formato. Ed è da questi che quasi inconsapevolmente si acquisisce un ulteriore stadio formativo, il principio della creazione di un proprio modello personale di lezione. L’esempio del maestro più esperto ed in genere più anziano costituisce una parte essenziale della formazione caratteriale e metodologica, nonché delle modalità espressive, del maestro neofita, insieme a quell’imprinting che necessariamente gli viene dalla propria precedente esperienza di allievo a propria volta

. Anche questa fase, che potremmo chiamare di “aderenza” ad un modello di insegnamento, può variare di intensità e durata e quasi sempre sfocia in un ulteriore passaggio, quello dell’abbandono progressivo del modello, per la sintesi dello stesso con le caratteristiche individuali di originalità ed esperienza maturate. Lungo il percorso di crescita, a questo punto, il maestro si interroga sulla conformità del modello che va elaborando rispetto alle esigenze che l’esperienza gli impone. E’ questo il momento in cui si delinea una scelta, anche fortemente autocritica e talvolta problematica, insieme all’elaborazione di una propria “mentalità” di insegnamento schermistico, che si focalizza attraverso processi di verifica con l’adesione o la rinuncia ad alcuni degli schemi che sinora il maestro aveva utilizzato. Il superamento sintetico della fase “narcisistica” e della fase di “aderenza” conduce alla massima espressione dell’arte del maestro, che appunto è sintesi di modelli acquisiti, coscienza di sé mista ad esperienza personale. Il maestro, forte di questa sintesi, è quindi maggiormente proiettato sull’allievo e sulle sue esigenze tecniche, in grado di comprendere attraverso quali strumenti risolvere un problema o costruire uno schema motorio adatto all’allievo che ha dinnanzi. Il processo di maturazione di un maestro, a prescindere dai risultati che i suoi allievi ottengono lungo il suo percorso di crescita, è dunque cosa assai lunga e complessa e probabilmente viene elaborato interamente sino all’età della maturità, età nella quale il maestro non smette di crescere né di essere critico e curioso, ma si pone in relazione alle differenti “filosofie” di insegnamento potendo ormai avere come termine di paragone un proprio metodo studiato e consolidato nei lunghi anni della propria crescita. Sono molte, quasi infinite e tutte diverse tra loro quanto diverso dagli altri è ciascun individuo, le condizioni entro le quali si sviluppa il percorso di crescita di ciascun maestro e ciascuno, partendo da questo spunto di riflessione, è invitato ad aggiungere la propria esperienza personale in merito alla sua crescita come maestro. La riflessione su quale “fase” si stia vivendo implica una serie di astrazioni dal contesto che ne è imprescindibile e primario fattore di influenza ed è un’occasione di confronto e di dialogo anche inter‐generazionale tra maestri di esperienze e “culture” diverse.

di Alberto Bernacchi