Lo spratico d’assalto, ovvero un approccio equilibrato del neofita ai primi assalti (articolo per Passione Stoccata, apr. 2007)
Il passaggio dall’acquisizione alla effettiva applicazione in pedana dei primi rudimenti schermistici è una fase importante, forse la più delicata, della maturazione dei piccoli schermitori. Le esigenze organizzative e gestionali di un moderno club schermistico possono talora indurre ad accelerare ed anticipare il momento in cui il principiante “assaggia” la pedana per la prima volta: è del resto questa la richiesta, spesso pressante, da parte di bambini e famiglie, che accedono alla scherma talvolta sottovalutandone la fine e complessa parabola di apprendimento. Occorre anche riconoscere che, essendo necessariamente l’avviamento alla scherma in età scolare un’esperienza sportiva e quindi anche ludica, è giusto sin dall’inizio fornire al principiante “il gioco” nella sua completezza, che prevede non solo l’esercizio tecnico, ma anche appunto il confronto ed “il duello” con i compagni. E’ questo uno dei risvolti di una concezione pienamente moderna e sportiva della Scherma, talora lamentato da alcuni quale fattore negativo, dettato anche dall’auspicato aumentare degli iscritti alle sale, forse a discapito della qualità del rapporto numerico allievi/maestro, con la conseguenza di mandare in pedana schermitori non maturi, con il rischio che acquisiscano difetti poi non sempre facilmente correggibili. Di contro, la disponibilità e l’accessibilità di attrezzature in plastica, specie negli ultimi anni, ha reso naturale l’immediatezza dell’approccio all’assalto anche da parte dei più piccoli e, del resto, la libera espressione ed acquisizione di gesti motori “naturali” è giustamente riconosciuta come un indispensabile fattore di crescita dello schermitore. Non di rado, in passato, al contrario vigeva la convinzione che le prime esperienze in pedana andassero maturate dall’allievo solo dopo una lunga fase di apprendistato, per taluni Maestri canonizzata in un periodo non inferiore ai cinque anni di esercizio posturale e di lezione, senza poter “vedere” avversari. Quella che oggi ci appare forse un’esagerazione, era l’espressione di un orientamento didattico votato a fare della Scherma un’arte, retaggio forse anche dei tempi in cui, con un’impostazione dei fondamentali schermistici che non fosse più che accorta e prolungata nel tempo, l’allievo si poteva anche “giocare” la vita in un duello con esiti che si potevano facilmente intuire esser non molto felici. Oggi, nella Scherma moderna, dove non si gioca la vita, è importante e non dannoso per il bambino maturare presto una certa esperienza di pedana, soprattutto perché il confronto con gli avversari è uno strumento educativo di crescita ed anche di maturazione di un giusto ed equilibrato approccio psicologico al fattore “competizione”. In altre parole, confrontarsi in pedana aiuta lo schermitore a migliorare la propria scherma e a verificare nel contesto dell’assalto l’acquisizione dei fondamentali tecnici e tattico-strategici, pur sempre studiati in lezione come nel passato. E’ facile notare, per molti soggetti, una iniziale marcata divergenza tra il livello di perfezionamento acquisito in lezione, che per alcuni può anche darsi soddisfacentemente in tempi abbastanza brevi, e la sua applicazione in pedana alle prime esperienze, laddove insorgono sempre fattori psicologici legati al controllo di sé in una situazione dinamica e continuamente variabile come è l’assalto di scherma. E’ facilmente osservabile il caso di allievi principianti che dopo aver raggiunto nelle lezioni e negli esercizi di gruppo un buon livello esecutivo nella realizzazione di gesti tecnici, quali l’affondo ed i passi avanti-indietro, una volta saliti in pedana per i primi assalti non riescono a riprodurre la stessa “pulizia” esecutiva nella loro scherma. Il fattore mentale gioca in questo caso un ruolo evidentemente disturbante sugli schemi motori. Non potendosi comprensibilmente in uno schermitore consolidare in poche lezioni tali schemi, il Maestro -anche nella logica di una sala scherma moderna con tempi ed organizzazione dettati sempre più dall’esigenza di fornire all’utente lo “sport-servizio” che richiede- porrà particolare attenzione a non “mandare in pedana” troppo prematuramente gli allievi, non lasciandosi mai ingannare dall’apparente grado di “pulizia” del gesto tecnico raggiunto con il lavoro di impostazione già svolto mediante esercizi e lezioni. Come suggeriscono i trattati di ogni epoca, sarà allora importante che il Maestro non lasci al caso il primo approccio dei suoi allievi con la pedana, selezionando accuratamente gli avversari con cui il neofita dovrà confrontarsi e graduando la difficoltà degli assalti per creare all’allievo un percorso di crescita soddisfacente e calibrato. Una figura importante per la crescita del bambino ai primi approcci con l’avversario è il cosiddetto “assaltante”, una sorta di sparring-partner presente in tutte le sale, il cui ruolo può essere rivestito di volta in volta da schermitori più anziani ed esperti, da istruttori oppure anche dal maestro stesso. L’assaltante guida il bambino all’applicazione in pedana delle azioni fondamentali di offesa e di difesa imparate in lezione, contribuendo a formare in lui il senso dell’attacco e della difesa, nonché la corretta percezione dinamica della misura e del tempo schermistico: a tal fine l’assaltante riproduce di volta in volta situazioni di combattimento, attacchi e difese semplici, chiari e ripetitivi, che permettano al bambino di compiere il proprio “spratico d’assalto” in modo graduale, confrontandosi con difficoltà crescenti e interiorizzando progressivamente la logica della frase schermistica. E’ questa fase di approccio al contesto dell’assalto che forma realmente un importante imprinting sull’allievo, insieme naturalmente all’impostazione dei fondamentali data con l’esercizio ed è questo il motivo che rende, in qualunque epoca, lo spratico d’assalto un passaggio obbligato e fondamentale per ogni schermitore.
di Alberto Bernacchi